25 Novembre: Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne
Uno degli effetti del Covid-19 registrati sin da subito è stato l’aumento dei casi di violenza contro le donne e, conseguentemente, i bambini e le bambine. Le restrizioni dovute alla pandemia hanno peggiorato le condizioni di disagio in cui molte donne vivevano proprio per il fatto di trovarsi chiuse in casa con i loro aggressori.
Nel periodo compreso tra marzo e ottobre 2020 le chiamate al numero nazionale antiviolenza 1522 sono aumentate del 71,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Denunciare una violenza subita è un atto che richiede grande coraggio, perciò per contrastare la violenza contro le donne è necessario offrire tutela alle vittime e cambiare una cultura che contribuisce alla discriminazione di metà della popolazione mondiale.
La violenza di genere è una violazione dei diritti umani ancora largamente diffusa. In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il 25 Novembre, occorre mettere in luce il attraverso dati ed esperienze significative, utili a conoscere e ad agire.
La violenza fisica è solo la punta dell’iceberg di numerose forme di violenza perpetrate contro le donne: stalking, violenza psicologica, economica, fisica, sessuale, e violenza assistita. Conoscere il fenomeno è il punto di partenza per estirparlo.
Per violenza economica si intende ogni atto che ha lo scopo di privare la vittima, in tutto o in parte, della propria indipendenza economica o della partecipazione al godimento e alla gestione delle finanze domestiche comuni.
Le donne costrette a lasciare il lavoro e a cui viene impedito di controllare il proprio denaro diventano dipendenti da chi esercita questa forma di violenza. Avere l’accesso al denaro significa avere uno strumento per poter vivere una vita autonoma: le vittime di violenza economica sono costrette a rinunciare alla propria indipendenza.
Secondo gli ultimi dati Istat disponibili risalenti al 2015, quasi sette milioni di donne tra i 16 ed i 70 anni hanno subito violenza nella loro vita e nella metà dei casi si tratta di violenze commesse dal partner o ex partner. Tutte le istituzioni possono, e devono, agire per contrastare la violenza contro le donne, attuando un quadro di misure integrate che comprenda politiche preventive, di contrasto e di presa in carico dei maltrattanti, oltre a politiche di monitoraggio e riparative di sostegno. Queste sono volte a garantire alle vittime coinvolte un percorso di uscita dalla violenza mediante la presenza di Centri Antiviolenza, Case Rifugio, un supporto economico adeguato.
Il Piano strategico nazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne 2017-2020 è il terzo documento programmatico di cui si è dotata l’Italia per prevenire e contrastare la violenza di genere e fornire protezione e supporto alle donne che la subiscono.
Purtroppo dall’esame del Piano è emerso che esso è stato attuato solamente al 60%; in particolare nelle azioni volte al potenziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio. Anche le azioni di prevenzione, fondamentali per ridurre la violenza, si sono rivelate insufficienti.
Negli ultimi tempi sono sempre di più gli accordi aziendali che prevedono misure per contrastare forme di discriminazione delle donne e, al tempo stesso, sostenere le donne che subiscono atti di violenza. Anche le aziende e le parti sociali possono avere quindi un ruolo nel limitare questo fenomeno e portare alla luce situazioni di fragilità.
DOVE CHIEDERE AIUTO
Se sei vittima di violenze e/o stalking chiama il 1522, attivo gratuitamente 24 ore su 24. Oppure il 112, il numero unico per le emergenze. In caso di pericolo immediato o di violenza subita rivolgiti alle Forze dell’Ordine, al Pronto Soccorso o al Centro Antiviolenza più vicino.
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